Incontro con Sebastien Elias, il compositore di Of fathers and sons,  Luca Gervasoni e Laia Vila

Talal Derki ritorna in patria dove ottiene la fiducia di una famiglia radicale islamista, condividendo la propria vita quotidiana per oltre due anni. La sua macchina fotografica si concentra su Osama e il fratello minore Ayman, fornendo una visione estremamente rara di ciò che significa crescere in un califfato islamico.

Dopo il documentario vincitore al Sundance nel 2013 (Return to Homs), Talal Derki ritorna in Siria dove riesce a conquistare la fiducia di una famiglia affiliata all’Isis, con cui passa quotidianamente le giornate per due anni. Il suo obiettivo mette a fuoco in particolare i bambini, fornendoci uno sguardo molto particolare e straziante su cosa significa crescere con un padre il cui sogno più grande è la supremazia del Califfato (le donne ovviamente sono inesistenti). Osama di 13 anni (che già nel nome porta un omaggio al terrorismo) e il fratello Ayman di 12 sono i protagonisti di questo film. Entrambi amano e obbediscono al padre, ma mentre Osama segue i passi della Jihad in modo convinto, Ayman vorrebbe invece tornare a scuola ed evitare i crudeli addestramenti al martirio. Il documentario filma il momento cruciale nella vita di questi due bambini, quando devono abbandonare la loro infanzia e diventare combattenti jihadisti. Non importa quanto sia vicina la guerra perché hanno imparato una cosa: non devono piangere.